Avremmo voluto fare una lista dei giochi più attesi del 2017, ma si è rivelato impossibile. Una primavera così densa di pezzi da Novanta non si vedeva da anni, perciò ecco una guida ai possibili acquisti dei prossimi cinque mesi.
Il 2016 si è chiuso lasciandosi alle spalle una serie di titoli che, come abbiamo sottolineato nel listone di fine anno, sono stati in larga parte validi, ma non memorabili. Per fortuna il 2017 è molto più promettente.
Innanzitutto perché mette sul piatto una serie di sequel di franchise dei quali non si hanno avuto notizie per lungo tempo e che giocoforza dovranno rappresentare dei punti di svolta sia per le serie d’appartenenza che per i filoni a cui appartengono: in altre parole, Zelda: Breath of the Wild, Mass Effect: Andromeda, Persona 5, Super Mario Odyssey e Red Dead Redemption II non possono permettersi di essere semplici reiterazioni di idee già viste in passato, e in effetti, stando alle anteprime e con tutti gli scongiuri del caso, sembrerebbe che questi titoli siano immuni dalla sequelite acuta che da anni affligge il mondo dei videogiochi. In secondo luogo, nei prossimi mesi vedranno la luce alcune nuove IP potenzialmente interessanti – Horizon: Zero Dawn, For Honor e Arms, per citarne tre – che si andranno ad aggiungere a titoli dall’impatto mediatico più contenuto ma non per questo privi di fascino (Sniper Elite IV, Torment: Tides Of Numenera, Kingdom Come: Deliverance).
In generale, però, a colpirci è stato un fatto inusuale, che non ha nulla a che vedere con grafica o gameplay di alcun gioco e di cui ci siamo resi conto solo guardando il calendario delle uscite: la loro distribuzione lungo l’anno è molto più omogenea rispetto al passato e copre tutti i mesi in egual misura, senza creare il solito imbuto prenatalizio. Peraltro, questo è forse il primo segnale che – dopo le vendite deludenti dei vari Call of Duty, Dishonored 2, Titanfall 2 eccetera – il mercato sta finalmente cambiando modelli di business, e che il gigantismo che lo aveva caratterizzato finora (incidendo negativamente sulla varietà dell’offerta) sta cedendo il passo ad approcci più sostenibili.
Vedremo. Fatto sta che oggi come oggi è impossibile presentare una lista onnicomprensiva di tutti i giochi su cui vale la pena puntare lo sguardo nel 2017. Impossibile per via della loro quantità (per dire: Resident Evil VII è già uscito, e pare essere molto bello), e, aggiungiamo, insensato poiché di molti ancora non si conosce l’esatta data di pubblicazione. Ragion per cui in questa sede ci limiteremo a considerare il periodo che va da oggi al prossimo E3 che si terrà a Los Angeles tra il 13 e il 15 giugno, convinti che dieci giochi possano bastare per cinque mesi. Buona lettura.
1. Nioh – 7 febbrai
(Action-RPG – Team Ninja/Koei Tecmo – PlayStation 4)
William Adams era un marinaio originario del Kent che nel 1600 naufragò sulle coste del Giappone (nazione “scoperta” appena sessant’anni prima dai portoghesi) e che divenne celebre per essere stato il primo europeo a diventare samurai. Una storia poco nota malgrado Shōgun, il bestseller del 1975 di James Clavell, ma che rivive in qualche modo grazie a Nioh. Sottolineiamo “in qualche modo”: il titolo Team Ninja si presenta infatti come un un ibrido tra Dark Souls e Ninja Gaiden con pochi riguardi per la storia (a parte il colore della pelle del protagonista e il nome) e con le meccaniche della serie di Hidetaka Miyazaki rilette secondo gli stilemi della saga nata nel 1988 su NES. Il risultato è un gioco d’azione caratterizzato da una componente ruolistica piuttosto leggera, dove strategia e rapidità di polpastrelli vivono in simbiosi e dove la bestemmia diventa elemento caratterizzante del gameplay. Dopo tre demo eccellenti, non è esagerato dire che si tratta di uno dei titoli più attesi dell’anno, che segna la rinascita artistica del Team Ninja.
2. For Honor – 14 febbraio
(Action Hack ‘n’ Slash – Ubisoft – PlayStation 4, Xbone, Windows)
Le nuove IP presenti sullo scacchiere di quest’anno sono più numerose del solito, e inevitabilmente una di esse è firmata Ubisoft (una software house a cui si possono imputare varie colpe, ma di certo non la mancanza di solidità testicolare quando si tratta di creare nuovi marchi). Il pedone scelto è peraltro cazzuto come pochi, perché si tratta di un action hack ‘n’ slash con una forte componente competitiva, dove eserciti di vichinghi, samurai e cavalieri (!!!) si massacrano di botte in vecchie modalità che acquistano tutto un altro sapore quando si combatte a suon di lamate. E funziona. Vuoi perché alla fine For Honor altro non è che una strana variante dei picchiaduro (in cui le classi vantano combinazioni uniche e la struttura a squadre costringe a un minimo di ragionamento tattico per dominare una partita), vuoi perché il look del gioco veleggia con classe nel cafonissimo e divertentissimo revisionismo storico hollywoodiano di quei guerrieri. Non era facile da gestire artisticamente, ma Ubisoft ce l’ha fatta. Non era facile da gestire a livello di gameplay, e Ubisoft pare avercela fatta. L’unico dubbio che rimane è quindi la campagna, dove a livello di storyline siamo rimasti troppo scottati in passato per fidarci veramente, e dal punto di vista delle meccaniche le preoccupazioni sono elevate quando ci si scontra con l’intelligenza artificiale. Insomma, due su tre azzeccate per ora… abbastanza per crederci.
3. Horizon Zero Dawn – 28 febbraio
(Action Adventure – Guerrilla Games/Sony – PlayStation 4)
Altra nuova IP, altre speranze: ispirato tanto a Mad Max quanto a Conan, Shadow of the Colossus e gli open world contemporanei, il titolo Guerrilla Games ha l’indubbio pregio di offrire un’estetica coloratissima e suggestiva a metà tra Skyrim e Gundam. Tuttavia, al netto delle ispirazioni, resta da vedere quanto le promesse – implicite e non – verranno mantenute, e se la preistoria tecnologica mostrata finora sarà interessante da esplorare almeno quanto lo è da vedere, anche perché il curriculum degli sviluppatori costringe a una certa cautela in tal senso (la serie di Killzone non è mai stata particolarmente brillante). Ciò detto, vanno bene i pregiudizi e tutto, ma Horizon: Zero Dawn merita tutta l’attenzione possibile.
4. The Legend of Zelda: Breath of the Wild – 3 marzo
(Action Adventure – Nintendo – WiiU, Switch)
Il 3 marzo, in concomitanza con il lancio della Switch, terminerà un’attesa durata sei anni: il nuovo capitolo principale della saga di Zelda vedrà la luce, portando con sé una serie di novità che intendono attualizzare il gameplay senza snaturare il franchise. Al di là di un open world annunciato come enorme, nelle presentazioni e demo uscite finora si sono visti l’introduzione del crafting, un irrobustimento della componente ruolistica, l’aggiunta di piccoli elementi tipici dei survival e un ampliamento della mobilità di Link che dovrebbe espanderne le possibilità di esplorazione. Ora: resta da vedere se e in che misura questi elementi sapranno lavorare all’unisono per rinsaldare la struttura base di Zelda e, di conseguenza, se queste modifiche riusciranno a rendere il gioco appetibile anche alle nuove generazioni, ma nel frattempo ce la sentiamo di premiare sulla fiducia l’ambizione mostrata da Eiji Aonuma e dal suo team.
5. NieR Automata – 7 marzo
(RPG-adventure – Platinum Games/Square Enix – PlayStation 4, Windows)
Il seguito impossibile. Anche perché, diciamocelo, la roba sviluppata da Cavia è sempre risultata piuttosto indegna, e persino il loro punto più alto – Nier, appunto – è stato preso a calci dalla critica con una violenza inaudita al lancio. Il primo capitolo è però uno dei titoli più ingiustamente sottovalutati e criticati della storia: seppur non brilli dal punto di vista tecnico o per il gameplay, vanta innumerevoli trovate geniali, boss fight da sturbo, e una trama che meriterebbe tranquillamente un posto nella top 10 delle migliori di sempre. Grazie al cielo i giapponesi se ne sono resi conto, e la stoica persistenza dopo tutti questi anni di una nutrita fanbase nipponica del gioco originale (e del complicatissimo lore di Drakengard su cui in parte si basa) ha spinto Square a sviluppare un seguito. Solo che i Cavia non esistono più, pertanto l’imprevedibile mente di Yoko Taro – scrittore e director del primo Nier – è stata messa al servizio dei Platinum Games. Il risultato è un JRPG marcatamente action, con elementi da bullet hell, cambi improvvisi di prospettiva come quelli visti nel predecessore e una storyline potenzialmente fuori da ogni grazia divina (in senso positivo). Non dovremmo essere esaltati per tanto ben di dio?
6. Mass Effect: Andromeda – 21 marzo
(RPG – Bioware/EA – PlayStation 4, Xbone, Windows)
Tutti gli appassionati di giochi di ruolo amano la Bioware da sempre, ma è innegabile che la casa abbia fatto il “colpaccio” vero quando ha deciso di distaccarsi dagli RPG classici per fondere in un’unica serie un’ambientazione sci-fi – atipica per il genere – e delle sparatorie in terza persona. Mass Effect è, in pratica, il blockbusterone hollywoodiano della software house: nessuno dei giochi che compongono la serie è privo di difetti, eppure tra un bel po’ di fiki fiki spaziale, momenti di rara epicità e meccaniche abbastanza ben oliate da non risultare mai inaccessibili ai più, sono ormai pochissimi quelli che non la conoscono o non attendono l’arrivo del prossimo capitolo (anche tra i blasfemi del tiro di dadi). Quello di Mass Effect: Andromedatuttavia non è propriamente un passo facile da compiere, trattandosi di un capitolo fortemente influenzato dall’ottimo ma discusso Dragon Age: Inquisition, che sembra voler spingere ancor di più l’acceleratore sull’azione. Perché il gioco rappresenti una reale evoluzione per la saga sarà necessario un open world sensato, privo delle solite “quest-riempitivo” e lontano dalla miriade di giochi fotocopia apparsi nell’ultimo decennio. La vecchia Bioware sarebbe probabilmente riuscita a metterlo in piedi, persino con una discreta ricchezza di sistemi di sviluppo e meccaniche a fare da contorno alla maestosità del tutto… resta da vedere se la Bioware attuale sia in grado o meno di farcela.
7. Persona 5 – 4 aprile
(RPG – Atlus – PlayStation 3, 4)
Grazie soprattutto a Final Fantasy XV il 2016 si è chiuso con un bilancio piuttosto positivo per i JRPG, quantomeno rispetto agli anni in cui il genere era stato ghettizzato – in larga parte per sue mancanze oggettive, tra cui l’incapacità di rinnovarsi – a feticcio di nicchia per appassionati. Adesso è il turno dell’altro nome che dovrebbe contribuire alla rinascita mediatica del genere: Persona 5. Ma laddove il titolo Square Enix si è contraddistinto per un’estetica relativamente occidentale e classica per la serie, Persona 5 è quanto di più giapponese si possa immaginare: e non nel senso stereotipato del termine, bensì letterale. Ambientato infatti a metà in un mondo di fantasia popolato da demoni, e a metà in una città smaccatamente nipponica, allo stesso modo il gameplay si suddivide in una componente più tipicamente ruolistica e un’altra più social. Questa ibridazione, caratteristica della saga Atlus, è ciò che da sempre la rende uno dei prodotti più originali del settore, e se a ciò aggiungiamo una ricerca estetica altrettanto unica e ricercatissima (un’efficace lettura del concetto di Cool Japan) è evidente come Persona 5 meriti appieno la nomina a gioco più interessante del 2017.
8. Prey – 5 maggio
(RPG-adventure – Arkane Austin/Bethesda – PlayStation 4, Xbone, Windows)
Non commettete l’errore di ritenerlo uno pseudo horror ambientato nello spazio: dietro a Prey c’è lo studio texano di Arkane, guidato da persone a cui dobbiamo il fantastico Dishonored, e quel Chris Avellone che ad oggi è forse considerato il miglior scrittore dell’intera industria. Il gioco in questione segue pertanto le strade già tracciate dai precedenti progetti della software house di Austin: level design sopraffino, meccaniche profonde che offrono innumerevoli possibilità, e un grande rispetto per classici del passato come Deus Ex e System Shock. In particolare è a quest’ultimo che i nostri sembrano essersi ispirati nel caso di Prey, perché il gioco ha marcati elementi ruolistici, un’atmosfera cupa e claustrofobica che a tratti incute timore, e nemici alieni dotati di incredibili capacità di adattamento all’ambiente e alle tattiche del giocatore (quelli meno pericolosi, in grado di prendere la forma di qualunque oggetto, riescono ad aumentare in modo palpabile la tensione già solo per il fatto di esistere). In parole povere, se Dishonored era l’erede moderno di Thief, questo è l’erede dei System Shock, ma con ancora più ciccia messa sul piatto. No pressure.
9. Torment: Tides of Numenera – 28 febbraio
(RPG – inXile/Techland – PlayStation 4, Xbone, Windows)
Altro gioco, altra dose di Chris Avellone direttamente in vena, anche se qui il suo ruolo è secondario, visto che il successore spirituale dell’indimenticato Planescape: Torment è affidato a Colin McComb, e il sacro Avellone lo ha solo attivamente consigliato per il ruolo (scribacchiando nel mentre qualche linea di testo e un paio di personaggi). Glissando su una traduzione in italiano che non arriverà nonostante le promesse fatte su Kickstarter – comportamento non proprio correttissimo, ma purtroppo prevedibile – Tides of Numenerasembra davvero avere tutte quelle caratteristiche che hanno reso grande il suo predecessore, a partire da un quantitativo di dialoghi abbacinante, ma con in più un combat system degno (che Torment non aveva, pur con le regole di D&D a supporto). Non bastasse, Numenera presenta un’ambientazione schizoide quanto quella di Planescape, dotata di un numero paragonabile di dimensioni alternative, gigantesche città organiche e tecnologia così avanzata da essere praticamente indistinguibile dalla magia. Perché sia un capolavoro l’unica caratteristica che deve dimostrare la sua validità è dunque la narrativa. Non crediamo si possa eguagliare l’originale, ma già avvicinarsi sarebbe un mezzo miracolo.
10. Arms – Primavera 2017
(Picchiaduro – Nintendo – Switch)
Nell’attesa di avere una data d’uscita certa, chi ha avuto la fortuna di poter provare la demo della nuova IP di Nintendo è rimasto positivamente colpito dall’implementazione del motion control all’interno di un titolo che ambisce a diventare il Punch Out!! del nuovo millennio. Si tratta infatti di un picchiaduro 1 VS 1 a incontri con visuale in terza persona, posta alle spalle del proprio personaggio, in cui si controllano personaggi dotati di braccia estensibili e ai cui semplici pugni si possono sostituire modificatori di varia natura (per esempio un boomerang) che alterano lo stile di combattimento; attraverso il movimento delle braccia e dei polsi si controllano il movimento del proprio personaggio e la traiettoria dei pugni – diretti, ganci e così via – trasformando quella che dieci anni fa sarebbe stata tutt’al più un divertissement passeggero in qualcosa che è invece apprezzabile anche dai giocatori più scafati. Bisognerà vedere se la struttura del gioco supporterà appieno le ottime premesse, ma intanto Arms si presenta come l’ennesima conferma della bravura della casa di kyoto nell’offrire titoli che sono al contempo immediati e complessi: salvo brutte sorprese, quindi, se il 3 marzo comprerete uno Switch l’acquisto è praticamente obbligatorio.
Costanzo Colombo Reiser è nato a Milano nel 1981. Di professione grafico, nei tempi morti preferisce scrivere di musica, politica o altro. Ha scritto per Il Mucchio, L'Ultimo Uomo, Rivista Studio e L'Uomo Vogue, ed è caporedattore area gaming di Prismo.
Ex caporedattore di Spaziogames, ora scrive di videogiochi per Multiplayer, di fumetti per GQ e di barbe per se stesso.