E venne Batman che si mangiò Superman che bruciò Wonder Woman che picchiò l'Aquaman che morse il Flash che si mangiò il Cyborg...
Uno dei concetti fondamentali dei fumetti supereroistici è il team-up, l’unione di due o più personaggi per sconfiggere un nemico comune, seguito a stretto giro dal crossover, un evento narrativo che sconfina su testate diverse. Anzi, più che “concetto fondamentale” è proprio una delle basi del genere: a scendere ancora bisognerebbe spiegare il perché dei costumi o delle nuvolette con dentro i dialoghi.
Davvero, le ammucchiate tra i nuovi miti della narrazione seriale sono assodate sin dagli albori del mezzo. Ci sono i team-up tra personaggi dello stesso universo, chessò, Spider-Man e i Fantastici Quattro (direttamente dal primo numero di The Amazing Spider-Man, datato 1963) o di universi diversi – vedi Spider-Man contro Superman. Dico, ci sono stati team-up perfino tra personaggi appartenenti a mezzi artistici diversi, tipo Batman versus Predator – sì, è successo davvero, e no, non è nemmeno un bruttissimo fumetto. La verità è che c’è un intero filone fumettistico in cui Batman, Superman, Alien e Predator sono mischiati in vari ordini e dosaggi. L’ho sempre immaginato come uno scavo metanarrativo davvero troppo profondo (un franchise dentro un franchise dentro un franchise dentro un franchise) per essere introiettato da una mente umana.
Con un ritardo tutto sommato lieve – perché una generazione intera ha sempre pensato che sarebbe morta prima di vedere un film sui Vendicatori – il cinema di supereroi si è adeguato all’usanza e da qualche anno sta proponendo prodotti di squadra. Quest’anno escono due team-up che sono forse i più considerevoli del settore. Da una parte Batman v Superman: Dawn of Justice (“v”, come nelle diatribe legali, quasi a togliere il senso di ignoranza insito nel “vs.”) e dall’altra Capitan America: Civil War, in cui Iron Man e Capitan America si trovano uno contro l’altro. Due titoli che si scontrano a loro volta – ognuno fa riferimento ai due colossi editoriali dei fumetti, DC Comics e Marvel.
Il primo a uscire, quello che è allo stesso tempo il più atteso e quello con il più alto rischio di tracollo, è Batman v Superman. Qui debutterà non solo un nuovo Batman, ma anche Wonder Woman, Aquaman, Flash e Cyborg, tutti personaggi che poi dovrebbero andare a formare la Justice League, controparte DC degli Avengers. La Warner Bros., che controlla la DC, ha puntato tutto su quest’unico cavallo, sperando che segni l’avvio di un universo cinematografico simile a quello Marvel, in cui ogni eroe ha un proprio film e poi ogni tanto si trovano nella stessa pellicola per mazziare un supercattivo. L’ha fatto procedendo a ritroso rispetto al metodo Marvel, presentando tutti i personaggi e poi dando a ognuno un film solista.
I due film si sarebbero dovuti fronteggiare sullo stesso campo da gioco nel mese di maggio, ma i dirigenti Warner hanno preferito evitare la zuffa con i favoriti del campionato. E così Batman v. Superman è stato posizionato in una cornice sempre meno inusuale per dei blockbuster, marzo, dove prima i film andavano a morire e dove ora si sono dovuti spostare per forza di cose, al fine di evitare di pestarsi i piedi nella sempre più affollata finestra estiva. Nel 2012 The Avengers ha aperto le porte, e ora ogni sforzo delle major è teso a riunire i personaggi in filmoni (possibilmente in due o più parti).
Come si è sviluppata negli anni questa scampagnata tra supereroi? Diciamo che fino alla fase moderna del cinecomic, quella degli anni Duemila, il massimo a cui si poteva aspirare era un tizio vestito da Spider-Man nei blooper di X-Men o Batman che dice a Robin “Ecco perché Superman lavora da solo” in Batman & Robin. Io credo, ma Wikipedia potrebbe avermi tratto in inganno, che il primo crossover in senso lato con un supereroe sia stato l’apparizione di Superman (George Reeves) nella serie tv I Love Lucy, anno 1956. E Lucy Ball non era, ma anche qui Wikipedia potrebbe avermi gabbato, una supereroina. Giusto per dirvi quanto la pratica del team-up/crossover (che sono due cose diverse, ma che per amore della variatio userò come sinonimi) sia sconosciuta a schermi grandi e piccoli.
I rilievi degni di menzione sono il featuring televisivo tra l’Incredibile Hulk e Devil e due prodotti, sempre televisivi, dedicati alla Justice League, che alla luce di questi discorsi verrebbe da definire avanguardistici. Prima, uno speciale TV del 1979 con l’unico Batman degno di questo nome, Adam West. Poi, un pilota fallito risalente al 1997. Se lo special TV è da considerarsi un mero divertissement, quello del 1997 era un progetto con intenti seri che però ha soltanto dimostrato l’inadeguatezza degli studios a gestire gruppi di supereroi.
Sostanzialmente, prima della Marvel, fare un team-up con due supereroi era considerata una pacchianata, una cosa greve che si fa quando persino il fondo del barile si è consumato a furia di grattarlo. E infatti la Warner era a tanto così dal produrre Batman vs. Superman già all’inizio del Secolo, dopo che nessuna delle proposte per riavviare i franchise di entrambi i personaggi li aveva convinti (avevano messo alla porta, tra i tanti, Tim Burton, Kevin Smith, Darren Aronofsky, Frank Miller, le sorelle Wachowski, Joss Whedon e J. J. Abrams). Due bozze di Batman vs. Superman erano state scritte da Andrew Kevin Walker (Seven) e Akiva Goldsman (quello dei film brutti di Batman, più altri film brutti). Wolfgang Petersen lo avrebbe dovuto dirigere ma poi il progetto sfumò perché la Warner mise in lavorazione Batman Begins e Superman Returns. D’altronde, due film avrebbero incassato sicuramente più di un solo team-up. È un’osservazione giusta che ha preventivato questi crossover dall’accadere e che rimane corretta se non ci aggiungiamo il tassello dell’universo cinematografico, ossia il fatto che i personaggi possano traslare da un film all’altro, riunendo più eroi ma non per questo diminuendo il numero di produzioni.
In tutto questo, c’entra sempre la grande ironia della vita: per anni, la Marvel (intesa come casa editrice) ha sparso i diritti dei propri personaggi per mezza Hollywood, cedendo le proprietà di punta a terzi e limitando le interazioni tra i super. Pur avendone recuperati molti, ora la Marvel (inteso come lo studio di produzione) ha le mani legate per quanto riguarda alcuni personaggi di peso – gli X-Men principalmente.
La Warner, invece, avendo tra le sue controllate la DC Comics, avrebbe potuto per prima diventare la leader delle zuffe tra personaggi dei fumetti e invece è rimasta fanalino di coda, non riuscendo a concepire una visione d’insieme per quelli che, va detto, sono eroi d’altri tempi. E mentre si affanna a tenere il passo, Marvel è già passata alla fase successiva, e ora anche nei film da solista c’è almeno un team-up. Ecco allora che Iron Man – insieme agli altri vendicatori – compare nel film di Capitan America e che Hulk, stando alle parole del suo attore Mark Ruffalo, comparirà nel terzo film di Thor, Ragnarok. Questa osmosi è iniziata la scorsa estate, quando nel bel mezzo di Ant-Man è comparso Falcon, il braccio destro di Capitan America. Era la prima volta che un personaggio di un altro film ricopriva un ruolo chiave (non la solita scena dopo i titoli di coda) in un’altra pellicola.
Proprio come nei fumetti, da una situazione a compartimenti stagni in cui ogni personaggio principale stava nella sua testata, si è passati a un mondo senza confine, permeabile da chiunque e con un’escalation all’orizzonte: i Guardiani della Galassia, l’altro franchise Marvel che per ora è rimasto avulso dalle contaminazioni, si unirà in futuro con gli Avengers nell’epico Avengers: Infinity War (parte 1 e 2). Anche franchise senza un apparente connessione, come 21 Jump Street e Men in Black si uniranno in un crossover. Sembra un blob che fagocita tutto e io credo il prossimo logico passo sia un mega-maxi-crossover Marvel/DC come succedeva negli anni Ottanta del fumetto, cioè gli anni Novanta.
Prima la posta in palio era di ambito familiare, al massimo si rischiava la vita di una città; ora è quasi sempre il mondo a essere in pericolo, più spesso l’universo intero.
La cosa interessante di questi crossover è che la forma sta dettando la linea al contenuto e viceversa. In quella frenesia che ha già coinvolto la struttura profonda dei film ad alto budget, l’asticella si è alzata, perché i dirigenti degli studios pensavano che più alto fosse il rischio a cui è messo di fronte l’eroe, maggiore sarebbe stato il coinvolgimento emotivo del pubblico. Prima la posta in palio era di ambito familiare, al massimo si rischiava la vita di una città; ora è quasi sempre il mondo a essere in pericolo, più spesso l’universo intero. Facendo diventare questi film dei raduni all-star, la narrativa si deve adeguare alle ambizioni fameliche di questi eroi. Salvo rare eccezioni, lo scopo finale del film è salvare il mondo/l’umanità/il tutto.
A sua volta il contenuto, una storia che si dipana su più film e mezzi, influenza la forma. La Marvel ha un conceptual artist, Ryan Meinerding, che fa da supervisore a tutte le sue produzioni. Ha disegnato i costumi di Thor, Capitan America e Devil e si assicura che l’aspetto di armi, abiti e ammennicoli vari sembrino provenire dallo stesso universo. La Warner, dalla sua, ha preso l’estetica un po’ leccata di Zack Snyder e la sta spalmando sul proprio parco giochi filmico.
Ogni storia anticipa l’altra, vi si incastra, la tocca di sfuggita. Anche in televisione, dove The Flash e Arrow fanno ormai coppia fissa.
Nella prima stagione di Daredevil si preparava il terreno per lo show tv di Iron Fist, nella seconda Matt Murdock se la vedrà col Punitore. La teoria delle saghe cinematografiche diventate serie tv con più fondi e più mezzi ormai la conosciamo. Birth. Movies. Death. fa notare che ciò che si prospetta di nuovo sono le sempre maggiori responsabilità che hanno questi prodotti. I film individuali devono non solo portare avanti le storie ma introdurre personaggi che poi avranno a loro volta un film tutto loro (Spider-Man e Pantera Nera, Wonder Woman e gli altri). Dopo il film degli Avengers, gli spettatori, anche i distratti, sono ormai abituati a questa omnipresenza. E di colpo, almeno nella forma, lo scontro tra due giganti del fumetto che avrebbe titillato le fantasie dei più cinici come Batman v Superman ora sembra ordinaria amministrazione.
Andrea Fiamma scrive per Fumettologica e Rivista Studio. Si occupa principalmente di fumetti e amenità varie.