Ascoltiamo gli ultimi album di Not Waving, Matt Elliott, La Sera, la nuova collaborazione tra Glenn Kotche e So Percussion, e quella tra Iggy Pop, Tarwater e Alva Noto.
Senza nessuna ragione particolare, i cinque dischi di questa domenica sono realizzati da persone che io o voi conosciamo perché stanno in gruppi più famosi o che abbiamo conosciuto prima, e questo è l’unico fil rouge che sono riuscito a tirarci fuori.
Not Waving – Animals
(Diagonal)
Dire che Alessio Natalizia è un ex-Disco Drive è fargli un torto grosso come una casa, nel senso che dai tempi del gruppo torinese ha messo la firma su un sacco di cose fighe e con una risonanza decisamente maggiore di quella che i Disco Drive hanno mai avuto. In parte è una questione di abitudine e blocchi mentali, in parte è dovuto al fatto che la roba a nome Walls o Banjo Or Freakout (soprattutto quest’ultima) non è mai stata esattamente la mia tazza di tè.
A ragion veduta non lo sarebbe nemmeno Not Waving (nominalmente è il suo progetto EBM), ma Animals è una cosa da dipendenza assoluta e – molto semplicemente – il miglior disco a cui Natalizia abbia mai messo mano. Electro Body Music pessimista e scurissima, ultra-cinematografica, vintage e futurista in egual misura, perennemente sul punto di collassare. Uno dei dischi più tesi ed esaltanti che ho ascoltato nel passato recente, quello che sto ascoltando di più, quello più impressionante, che influisce di più sul mio stato d’animo. Non necessariamente in positivo, ma è sempre meglio una bella iniezione di pessimismo che – non so – il prossimo disco di cui parlerò.
La Sera – Music for Listening To Music To
(Polyvinyl)
Non so voi ma sono anni che non ho idea di che musica mi piaccia ascoltare. Così mi oriento più o meno a caso tra i dischi che escono e mi vengono consigliati o vengono recensiti nelle riviste e nei siti che leggo, guardo le copertine e leggo un po’ di recensioni e arrivo alla fine. Questo disco di La Sera ha una copertina interessante un po’ artsy fartsy finto-Ottanta e un titolo stupido che ricorda quello di un disco dei Beat Happening, e quindi insomma via all’ascolto.
Anche la musica ricorda vagamente i Beat Happening, nel senso che è scrausa uguale ma un pelino più strutturata e con voce femminile – La Sera è il side project di una ex-Vivian Girls, uno di quei gruppi indiepop di metà anni Duemila di cui ricordiamo tutti il nome e nessuno la musica. Insomma, sì, poppettino destrutturato al minimo sindacale, talvolta orientato su quel qualcosa-gaze femminile un po’ spiaggia un po’ Spector il cui principale rappresentante era Besty Coasty.
Dopo cinque righe di descrizione del genere musicale di riferimento era troppo chiedersi pure un briciolo di personalità, e comunque ormai tutta la personalità del mondo non basta più a sfangarla in questo genere musicale: abbiamo ascoltato troppi dischi e si reggevano tutti sulle stesse quattro idee, che a ragion veduta manco erano così geniali. Però, come dicevo, la copertina è interessante e il titolo è molto carino.
Iggy Pop / Tarwater / Alva Noto – Leaves of Grass
(Morr Music)
Le collaborazioni tra rockstar stagionate e musicisti elettronici più o meno à la page non sono nemmeno così infrequenti. Fino a una quindicina di anni fa si risolvevano in qualche guest-starring che andava a finire come singolo nei dischi di quei gruppi a cavallo tra rock ed elettronica che spopolavano ai tempi, tipo Iggy Pop aveva cantato un pezzo dei Death In Vegas. Poi la cosa si è evoluta in una sorta di sottogenere in cui musicisti rock con fama di ricercatori o wannabe-ricercatori escono assieme a buoni musicisti in progetti più o meno organici che spesso funzionano molto di più del presente di entrambi i nomi coinvolti: l’esempio più clamoroso fu quello di Alan Vega con i Pan Sonic, ma pensate anche a cose tipo Kaada/Patton (di cui esce un disco a brevissimo) o allo stroncatissimo (ma nondimeno ultracosmico) team-up tra Todd Rundgren, Lindstrom e il tizio dei Serena Maneesh uscito lo scorso anno su Smalltown Supersound.
Il bello del fatto che i dischi non vendano più e si possa registrare a basso costo è che ognuno può permettersi di dar vita al più balzano dei progetti. Dal punto di vista storiografico, un EP in collaborazione tra Alva Noto, Tarwater e Iggy Pop, edito da Morr Music, può essere visto come una manna dal cielo e/o una delle occasioni definitive per la codifica del genere: Carsten Nicolai e il duo tedesco mettono giù le musiche, Iggy ci recita sopra versi di Walt Whitman.
All’atto pratico purtroppo è una mezza ciofeca, una roba noiosissima in cui tutti i nomi coinvolti viaggiano al minimo sindacale e giocano a fare i Neubauten evoluti con risultati che al confronto il peggior Blixa Bargeld è, ehm, il miglior Blixa Bargeld.
Matt Elliott – The Calm Before
(Ici D’Ailleurs)
Anche di Matt Elliott è improprio dire “ex Third Eye Foundation”, voglio dire, sarebbe come dire che Trent Reznor è un ex Nine Inch Nails (a proposito: una volta lessi una biografia di Max Pezzali, forse addirittura su Wikipedia, in cui qualcuno aveva scritto che nel 2003 il cantante aveva deciso di uscire dagli 883 e il gruppo aveva deciso di sciogliersi – ok, sto andando fuori tema).
Ai tempi dei suoi primi dischi solisti aveva raccattato un discreto pubblico indie, non so dire se solo in Italia o in tutto il mondo, proponendosi come l’autore più sepolcrale e depresso del folk contemporaneo. Tra dischi a suo nome e ritorni della sigla TEF ha piazzato una decina di titoli, quasi tutti mezzi capolavori di assoluta depressione in cui spesso il titolo bastava e avanzava a descrivere il programma: i più recenti The Broken Man e Only Myocardical Infarction Can Break Your Heart. Ecco, dicevo sopra che ascolto i dischi basandomi su copertina e titolo, e vi pare che non mi compro un disco che si chiama Solo l’infarto del miocardio può spaccare il tuo cuore? Non se ne parla nemmeno.
The Calm Before ha un titolo molto peggiore, ma la musica è più o meno quella. Chitarra acustica e qualche arco, canzoni che parlano di scene di vita quotidiana (abusi, sopraffazioni, pentimenti, distopie eccetera), le stesse melodie di sempre, sempre un po’ diverse. Alcuni episodi sono davvero inaffrontabili, tipo i quindici minuti della title-track. Inaffrontabili in senso positivo, dico.
Glenn Kotche / So Percussion – Drumkit Quartets
(Cantaloupe)
Glenn Kotche è il batterista dei Wilco o degli Wilco e in contemporanea ha una carriera solista da compositore che personalmente reputo molto più divertente di quella col gruppo (ma personalmente reputo anche il silenzio assoluto molto più divertente di un disco dei Wilco o degli Wilco). Queste sono composizioni sue per quartetto di percussioni, eseguite dall’ensemble newyorchese So Percussion: strutture ritmiche pulite e non troppo intricate, che a volte mandano via di testa per un uso smodato di campanellini e altre vibrazioni, altre volte si sdoppiano e vanno a creare strutture che sembrano microtechno, o farina del sacco di Steve Reich.
Non so dire se sia un disco con particolari meriti ma funziona bene da ascoltare mentre pulisci casa o cucini la verza – sconsigliabile invece l’ascolto in macchina, che la stereofonia coi rumori d’ambiente è una brutta bestia e sembra sempre che ci sia un autotreno dietro di te che sta suonando per superarti o un serio problema al carburatore.
Consulente editoriale di PRISMO. Ha fondato Bastonate, scrive per Rumore, Noisey e altre cose in giro. Di tanto in tanto disegna.