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Scienziati eticamente confusi, intelligenze artificiali sfuggite al controllo, zombi e altre catastrofi: dieci consigli pratici per salvare il mondo con stile.

Cominciamo con una buona notizia: se avete scelto la carriera dell’eroe, non sarà il lavoro a mancarvi. Il mondo è costantemente sotto attacco da parte di scienziati eticamente confusi, alieni in cerca di un nuovo mondo da abitare, zombi, intelligenze artificiali sfuggite al controllo, antichissime divinità mediorientali, regimi totalitari che vogliono privarci dell’amore, tribù postapocalittiche di invasati forse cannibali, armate di insettoidi strappabudella/mutanti decerebrati/macchine ribelli, più zombi, metasovrani dai piani inferiori e superiori, noncuranti entità grigie, spietati cyberpontefici, ancestrali reincarnazioni la cui sola presenza rende ciechi, muti e sordi, ancora più zombi[1], leviatanici divoratori di mondi – c’è solo l’imbarazzo della scelta[2].

La procedura secondo la quale deve operare un eroe, che sia super o meno, può essere codificata in dieci regole[3]. Attenetevi rigorosamente a esse e i risultati non tarderanno ad arrivare.

(Il decalogo che segue è una versione aggiornata di quello contenuto in Salvare il mondo non è mai stato così facile!, la Guida per Aspiranti Supereroi del Professor Schiaragola (Nuova edizione: Trilogia completa)).

I. Essere buoni
Ciò che definisce un supereroe/eroina non sono i suoi poteri, ma ciò che sceglie di fare con essi – e ciò che sceglie di fare è difendere (e farlo a qualunque costo). Il giovane aspirante supereroe non dovrebbe farsi abbagliare dall’esempio fuorviante di certi moderni supereroi ambigui: se difendere non vi sembra abbastanza stimolante, considerate la possibilità che questa carriera non faccia per voi.

Della questione morale si è già parlato abbondantemente, ma vale la pena cogliere l’occasione per fare un ripasso dei fondamentali: gli eroi stanno dalla parte del Bene. Questo per due ragioni: la prima, teorica, è che gli eroi per essere tali devono incarnare e proteggere valori positivi; la seconda, pratica, è che il Bene trionfa sempre.

È vero, la retta via può essere monotona e noiosa e allo stesso tempo impervia e accidentata, ma c’è un motivo per cui è retta: perché è la strada più veloce per arrivare all’inevitabile vittoria della luce sulle tenebre[4]. Provate ad allontanarvene e non farete che ritardare l’inevitabile esito positivo – e intanto avrete aperto dolorose parentesi ventennali fatte di malvagi imperi galattici, tragici medioevi dell’anima e deliranti occupazioni aliene/cibernetiche/negromantiche: niente di cui il mondo abbia bisogno.

II. Restare in incognito
Negli ultimi anni la maschera sembra essere passata di moda, assecondando un malcostume che ha visto anche la progressiva scomparsa del mantello e dello spezzato inguinale (detto anche “mutanda di sopra”). Il giovane supereroe può in una certa misura assecondare le mode (vedi Regola V) ma non deve mai dimenticare che la maschera non è un accessorio come gli altri, ma il principale strumento dell’incognito.

Lasciate che il vostro nome da supereroe e il vostro nome di battesimo vengano associati, e la vita per voi diventerà impossibile. Gli inconvenienti del perdere l’incognito sono tali e tanti che sarebbe impossibile elencarli tutti, ma vale la pena ricordare ancora quanto meno: l’incendio della vostra casa; lo sterminio della vostra famiglia; l’annichilimento di tutto ciò che avete di più caro.

III. Agire contro ogni speranza
Il lavoro del supereroe comporta, con una certa regolarità, il compimento di un’impresa disperata che va contro ogni ragionevole calcolo probabilistico, o peggio ancora un suicidio. Vi accorgerete che ogni volta che il gioco si farà duro (e di conseguenza voi vi sentirete in obbligo di cominciare a giocare) ci sarà sempre un fedele assistente/saggio scienziato/petulante droide pronto ad avvisarvi che le possibilità di successo sono dello 0,01%. La fredda trasposizione in cifre non è incoraggiante, ma non disperate: per quelli come voi che sono abituati a vivere sul filo del rasoio, lo 0,01% si fa con una certa facilità. Quelle che dovete temere davvero sono le situazioni fifty-fifty.

Lavorare sempre su percentuali di successo basse come lo 0,01% non è da tutti, ed è molto dibattuto da dove derivi questa caratteristica dei supereroi. Una delle teorie più accreditate è che il supereroe sia semplicemente molto molto fortunato. Dopotutto è probabile che, per acquistare i suoi poteri, sia sopravvissuto a qualche tipo di esperienza non comune, come essere irrorato di radiazioni letali o essere morso da una tarantola mutante: cose che, guarda caso, nel 99,99% dei casi risultano letali.

IV. Arrivare sempre sul più bello
Essere eroi significa avere un occhio di riguardo per la tempistica. Tanto per cominciare, toglietevi dalla testa l’idea di arrivare in anticipo. Il vostro ingresso è previsto dopo che il malvagio ha avuto la possibilità di dipanare la sua trama di terrore, ma subito prima che ne tiri le fila, esattamente quando la risata diabolica va spegnendosi. Non a caso la vostra battuta di ingresso è: «Non così in fretta, [inserire nome del malvagio presente]».

Non ci sono ambiguità: voi entrate tra i sei e i tre secondi prima che i cinque frammenti del cristallo cosmico siano stati riuniti, che il pulsante che farà esplodere diecimila bombe atomiche nel nucleo della Terra sia stato premuto o che la fenditura dimensionale si sia allargata abbastanza da lasciar passare un intero pantheon di divinità della mezza luna fertile[5].

V. Fare le cose con stile
Non basta vincere, bisogna vincere con stile. Certo, sarete tentati dal concedervi uno strappo alla regola pur di portare a casa il risultato, ma non cedete: se siete dei duri dagli occhi di ghiaccio non potete spuntarla facendo finta di chiedere pietà; se avete giurato di non usare più le armi perché in mano vostra sono troppo pericolose, vi tocca affrontare l’armata di robomummie a mani nude, anche se un lanciafiamme avrebbe reso tutto più semplice; se andate matti per la pizza, dovete mangiarne sempre più che mai.

Procedete dritti per la vostra strada, seguite il vostro flow e non avrete rimpianti. Per trovare il vostro stile, il segreto è essere voi stessi: quello che il mondo vuole da un supereroe (oltre a essere salvato) è originalità, freschezza e capacità di stupire. Sarà vostra la responsabilità di dimostrare che non solo il Bene vince sempre, ma che sa anche essere figo. Purtroppo il Male è per sua natura affascinante[6], mentre il Bene tende alla piattezza e alla banalità. Battere i malvagi sul piano dell’appeal è da sempre la sfida più difficile, ma anche la più stimolante.

VI. Assumere le pose giuste
Quella delle pose non è un’arte che si apprende dalla sera alla mattina. C’è chi nasce con una naturale tendenza ad assumere posizioni plastiche, e chi le deve studiare con fatica, dedizione e sacrificio. Quale che sia il vostro caso, vi conviene provare le pose davanti allo specchio di casa, fino a quando non riuscirete ad assumerle al primo colpo e con disarmante naturalezza. Solo allora potrete utilizzarle in pubblico.

Quando si parla di pose, il margine di improvvisazione è molto scarso. Esistono due o tre pose per la tribolazione, quattro per l’accumulazione di energia, forse una sola per la fierezza. Il compianto, per esempio, segue regole rigidissime: il compiangente si inginocchia a gambe divaricate e prende la testa del morente tra le braccia. In questa posizione ascolta cosa il morente ha da dire, assiste all’esalazione dell’ultimo respiro e grida guardando verso l’alto, poi china la testa e singhiozza, finché un terzo non lo tocca sulla spalla.

La posa va eseguita nel modo corretto e al momento giusto: prendiamo la contemplazione solitaria del tramonto, che si esegue con il corpo di tre quarti rispetto alla linea dell’orizzonte, il piede più avanzato poggiato su un rialzo di qualsiasi tipo, la testa rivolta al sole, la mascella di poco sollevata, lo sguardo ovviamente contemplativo. Provate ad assumere questa posa all’alba, e tutti vi prenderanno per cretini.

VII. Avere sempre la battuta pronta
Potete essere sbruffoni se non vi manca il coraggio, arguti se non vi manca l’ingegno, e lapidari se vi mancano il coraggio e l’ingegno, l’importante è che abbiate sempre la battuta pronta. Restare senza parole durante uno scontro non è un’opzione contemplata. E ci saranno momenti nella vostra carriera di supereroe in cui sarete fortemente tentati di fare scena muta.

Se anche dovessero piovere folgori e grandine mescolata a sangue, e una gran montagna di fuoco venisse scagliata nel mare e un terzo del mare divenisse sangue, un terzo delle creature che vivono nel mare morisse e un terzo delle navi andasse distrutto e, come se non bastasse, il sole diventasse nero come un sacco di crine, la luna tutta simile al sangue e il cielo si ritirasse come un volume che si arrotola, e dal mare emergesse una bestia colossale con dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo, ebbene: neanche in un simile frangente vi sarà concesso di restare senza parole. Voi siete supereroi, quindi guarderete la bestia dritto negli occhi e se siete sbruffoni le direte: «Spero che tu non abbia diademi anche sul culo, perché sto per prendertelo a calci». Se siete più arguti invece le direte: «Belli quei titoli blasfemi, non parlo aramaico ma sono sicuro che sono troppo interessanti». E se siete lapidari ve la caverete con un semplice: «Hai scelto il giorno sbagliato, amico»[7].

VIII. Non arrendersi mai
Dopo un’esplosione tale che niente può essere sopravvissuto a un simile impatto, una nube di polvere indugia sulle macerie e tutti vi danno per spacciato. Ma quando la nube si dirada voi siete lì, in posa «non mi arrendo» (cioè ritti, con le braccia parallele al corpo leggermente divaricate e ruotate in modo che i dorsi delle mani siano rivolti verso l’interno). Il nemico sgrana gli occhi e ci tiene a precisare che nessuno era mai sopravvissuto al suo attacco. Voi vi prendete la soddisfazione di rispondergli che avete ancora tante sorprese in serbo per lui. Vi siete rialzati, e se sarà necessario vi rialzerete ancora, riemergerete da burroni apparentemente senza fondo e scaglierete i vostri fulmini globulari dalla destra mentre vi reggete le budella con la sinistra. E più lancinante sarà il dolore, più largo sarà il vostro sorriso.

IX. Cavarsela per il rotto della cuffia
La buona notizia è che vi basterà sempre lo 0,01% di possibilità di sopravvivere. La cattiva notizia è che sopravviverete sempre per il rotto della cuffia. Tornerete a casa ancora tutti d’un pezzo, ma certo non illesi, perché non vi sarà permesso di abbandonare il campo di battaglia finché non avrete dato tutti voi stessi in una lotta all’ultimo respiro durante la quale sembrava che da un momento all’altro doveste soccombere sotto i colpi del nemico. Se sperate di risolvere la cosa in fretta e tornarvene a casa senza un graffio, sbagliate di grosso.

E già che si parla di graffi: per gli uomini è consigliato avere del sangue sul volto, che in genere proviene da un taglio poco più in alto del sopracciglio. Per le donne è fondamentale che il costume si sia tendenziosamente strappato in più punti, e almeno: uno strappo sul petto, in modo da creare un involontario ma efficacissimo décolleté; uno sull’anca-coscia, più ampio, come prova tangibile che tra i vostri poteri c’è sempre una sodezza sovrannaturale; e uno sulla spalla, per allontanare il sospetto che i primi due ve li siate fatti ad hoc.

X. Restare umani
Super, ma pur sempre uomini/donne. Capirete che, se avete appena preso a sberle l’incarnazione di Osiride o avete fermato uno tsunami con la forza del pensiero, la tentazione non sarà tanto quella di montarvi la testa come una rockstar qualsiasi, ma piuttosto di sentirvi più simili a dei che a uomini. Vi accorgerete di stare cedendo a questa tentazione perché incomincerete a parlare invertendo l’ordine delle parole e vi rivolgerete ai vostri amici con domande come: «Osi forse contraddirmi?»; oppure: «Hai tu la minima idea di cosa posso fare con questo mio potere?»; se non la classica: «Forse che io non potrei schiacciare il tuo cranio con un solo pensiero?». Sono riflessioni fastidiose da ascoltare per forma e contenuto e, se non sarete voi ad accorgervi del cambiamento, i vostri amici provvederanno a mettervi in guardia. Ascoltateli. Se non vi è chiaro perché, ricominciate a leggere questo decalogo dalla regola I.

 

 

[1] Gli zombi, per definizione, non finiscono mai e arrivano in ondate sempre più numerose.
[2] Per una casistica più dettagliata dei nemici cfr. il Vol. 2, Cap. 3 «Tutti gli scagnozzi dalla A alla Z» e Cap. 4 «I supermalvagi», nonché il Vol. 3, Cap. 6 «I mostri giganti».
[3] In realtà ne bastavano nove, ma non ci si può fermare a IX (vedi regola V).
[4] In materia di vittoria finale cfr. anche il Vol. 3, Cap. 10, «La battaglia decisiva», Cap. 11 «L’attacco finale» e Cap. 12, «Lo scontro all’ultimo sangue».
[5] Su come affrontare una divinità babilonese, sumera o ittita, consigliamo il sempre valido Scusa ma ti chiamo Hammurabi.
[6] Sul fascino del Male, fare riferimento all’esauriente L’Osceno Sovrano dei Submondi veste Prada.
[7] Un elenco più completo di frasi con cui fermare l’Apocalisse è contenuto nel sempre attuale Apocalittici e molto apocalittici, U. Sonico, La nave di Texalag, 1978.

Simone Laudiero
Simone Laudiero scrive romanzi per ragazzi e sceneggiature per la tv e per il web con La Buoncostume.

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