Carico...

Che fine faranno Daenerys e Drogon? Come verrà resuscitato Jon Snow? Sansa riuscirà a fare qualcosa da sola senza essere manipolata? Da oggi non esistono più i lettori de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma solo gli spettatori di Game of Thrones.

Sei fuori a cena con una ragazza (o con un ragazzo, funziona lo stesso). Lei è bella ed elegante, racconta un sacco di storie e di aneddoti ma senza mai annoiarti. La conversazione è rilassata e piacevole, il vino scorre, la ragazza continua a parlare e a raccontare e tu forse in un paio di momenti ti annoi anche un po’, ma che importa: lei è bella, interessante, potresti ascoltarla per ore e prima o poi, forse, ci finirai anche a letto.

Poi d’un tratto si scusa e va in bagno, e quando torna è completamente cambiata. Parla poco ma ti mangia con gli occhi, spara due battute fulminanti e poi si avventa sul dolce. Ha fretta di tornare a casa perché – te lo dice in faccia – vuole scopare. E poi non vederti mai più.

E tu, ovviamente, non ci capisci più niente. Certo, se avessi incontrato direttamente la seconda sarebbe stato un sogno che si avvera, ma non puoi fare a meno di domandarti: che fine ha fatto la prima, quella con cui si stava creando una certa intesa strana ma profonda? Tutte le storie che ho ascoltato, anche un po’ a fatica, che le ho ascoltate a fare? Tutto il gioco della seduzione a che è servito, se ora mi propone di farmi vedere le tette qui, al ristorante, un po’ di nudo per ingannare l’attesa del conto? E vediamo le tette, dici, ma intanto pensi qualcosa sul genere di “Dove sei stata, cos’hai fatto mai?”, seguito da un classico: “Io non conosco quel sorriso sicuro che hai, non so chi sei, non so più chi sei”. E infine, mentre lei inizia a spogliarti in ascensore, realizzi: “Mi fai paura oramai (putroppo)”.

It's not porn. It's HBO!

Questo misto di paura ed eccitazione è quello che prova un lettore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin alla vigilia dell’inizio della sesta stagione di Game of Thrones, stagione che sarà quasi interamente composta di eventi che nei libri non sono ancora stati raccontati. Perché oggi succede una cosa che non è mai successa a memoria di nerd: l’adattamento filmico di una saga ancora in corso di pubblicazione sorpassa il materiale originale da cui è tratto e prende a tutti gli effetti le redini del franchise.

“Ma come, prende le redini?” obietterà qualcuno “La storia della serie si è molto discostata da quella dei libri! E poi i libri sono sempre i libri, il primo è del 1996! Non importa se e quando usciranno, è lì che troveremo sempre la storia originale”. Tutto giusto, ma anche no, perché quando si parla di storie si vanno a toccare delle corde primitive e razionalizzare conta poco. Arrivando per prime, le immagini (che spaccano) si metteranno inevitabilmente al timone del franchise e le parole (paradossalmente, lo so) si trasformeranno nell’adattamento. Il canone che si consoliderà sarà quello della serie TV e i libri seguiranno come un interessante director’s cut che farà discutere gli appassionati.

Ogni anno Sansa ci crede di più, questo dobbiamo riconoscerglielo.

Quest’affermazione, naturalmente, è molto discutibile. Qualcuno parla anche di rimandare la visione della serie per non rovinarsi la lettura del libro, ma per me non è una strada percorribile. Siamo tutti sul piede di guerra perché vogliamo scoprire che fine faranno Daenerys e Drogon, come verrà resuscitato Jon Snow, se Sansa riuscirà a fare qualcosa da sola senza essere manipolata/brutalizzata/salvata, ma nessuno vuole scoprirlo con un meme-trappola su Facebook (tipo questo).

Dopo aver fatto strage di personaggi, George R. R. Martin ha permesso che anche i suoi lettori venissero sterminati: che ci piaccia o no, da oggi non esistono più i lettori de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma solo gli spettatori di Game of Thrones. Io sono uno di essi. Dopo lunghi anni passati su una vecchia cremagliera di montagna, a leggere migliaia di pagine imbottite di personaggi secondari approfonditi maniacalmente, backstories riportate nel dettaglio, questioni marginali sviscerate puntigliosamente, banchetti, araldica e genealogie, e mentre ancora questa esplorazione era in corso, sono stato sbalzato su un supertreno che sfreccia alla velocità vertiginosa di dieci (bellissime) ore l’anno.

Quest'anno GOT sarà più rilassato.

Ora, io non lo so se questo sia un bene o un male. Se volessi convincervi che è un bene, farei un resoconto del lavoro di potatura, ravvivamento e messa in tensione che la serie ha fatto sul plot ipertrofico dei libri. Se volessi convincervi che è un male vi parlerei dell’irredimibile viaggio di Jaime a Dorne (peggiore di qualsiasi Meereense Knot) e per non essere troppo nerd aggiungerei: immaginate che Sky trasmetta i mondiali di calcio fino ai quarti, e poi per semifinale e finale vi fa vedere solo i gol. Mi sono puppato centoventi minuti di ottavi fermi sullo 0-0 e poi della finale finita 4-3 mi date solo la sintesi? Ogni lettore di fantasy sa che il genere è fatto anche di questo, di lunghi e noiosi tempi supplementari, fin dall’archetipo che ti costringeva a seguire quei due hobbit mentre si arrampicavano su per scale dritte e scale tortuose – e avresti voluto strangolarli, ma intanto delle molle emotive si stavano caricando dentro di te, molle che solo la cremagliera di una serie di romanzi è in grado di caricare.

Il piacere della lettura.

Però, ripeto, non lo so. Quando ho visto la battaglia di Hardhome (scena spettacolare di GOT 5×08 che nei libri non c’è) ho vissuto la mia prima esperienza da spettatore ed è stata una rivelazione: quella vertigine dell’essere afferrato dalla storia e gettato nel vuoto mi ha lasciato senza fiato, e Hardhome è diventato (forse) il mio episodio preferito. Due settimane dopo, invece, la fine ingloriosa di questo tipo qui (non cliccate se non volete spoiler) mi ha lasciato un enorme amarezza. Ho pensato: “Ma ti pare che dopo dieci anni che seguo le sue avventure (spesso molto noiose), e me lo ammazzano come l’ultimo dei fessi?”. Già avevo sofferto tremendamente quando un’altra molla emotiva era scattata a vuoto assistendo alla prematura dipartita di uno dei miei cavalieri preferiti di sempre (ecco una gif in cui si atteggia a Obi-Wan Kenobi). Al tempo però avevo incassato con filosofia, convinto che il sesto romanzo sarebbe arrivato prima della sesta stagione, poi Martin ha annunciato che non ce la faceva e ho pensato: e adesso chi sono? Un lettore frustrato? Uno spettatore nostalgico? Uno che dà troppo peso a certe cazzate?

Quando esce The Winds of Winter?

Quello di cui stiamo parlando, stringi stringi, è la paura del cambiamento. Oppure, per essere più precisi, tre paure del cambiamento. La prima è quella che prende mia madre quando si rifiuta di guidare col cambio automatico, cioè la paura di trovarsi in una situazione in cui quello che  si è imparato è inutile e di essere costretti a imparare una cosa nuova che ci risulterà sempre poco familiare.

La seconda è la paura che prende il tassista quando pensa ad Uber, la paura di non servire più e di non poter dire “ma in realtà nei libri”, perché non sono ancora usciti e comunque, a questo punto, dei libri non importa più niente a nessuno. Addio spocchia, la bibbia è stata tradotta in volgare, tutti possono leggerla e i preti non servono più.

E infine c’è la paura di Mogol, che guarda la sua compagna di biciclettate e cantine buie e, stentando a riconoscerla, si domanda: “Cos’è rimasto in fondo agli occhi tuoi? La fiamma è spenta o è accesa?”. Questa ragazza che è tornata dal bagno del ristorante ci piace di più o di meno dell’altra? Saremmo stati più felici con quella che ci ubriacava di chiacchiere più o meno interessanti o dopo tutto è meglio questa che insiste per spogliarsi già mentre aspettiamo il conto? Non lo sapremo mai, ma intanto domani mattina ci sveglieremo tutti accanto a The Red Woman.

Simone Laudiero
Simone Laudiero scrive romanzi per ragazzi e sceneggiature per la tv e per il web con La Buoncostume.

PRISMO è una rivista online di cultura contemporanea.
PRISMO è stata fondata ad Aprile 2015 all’interno di Alkemy Content.

 

Direttore/Fondatore: Timothy Small

Caporedattori: Cesare Alemanni, Valerio Mattioli, Pietro Minto, Costanzo Colombo Reiser

Coordinamento: Stella Succi

In redazione: Aligi Comandini, Matteo De Giuli, Francesco Farabegoli, Laura Spini

Assistente di redazione: Alessandra Castellazzi

Design Direction: Nicola Gotti

Art: Mattia Rinaudo

Sviluppatore: Gianmarco Simone

Art editor: Ratigher

Gatto: Prismo

 

Scriveteci a prismomag (at) gmail (dot) com

 

© Alkemy 2015