Pepe The Frog VS Hillary: come l’estetica di 4chan ha preso in ostaggio una campagna elettorale già parecchio ridicola.
Giuro, non volevo fare un articolo sui meme nelle elezioni americane in corso – non a pochi giorni dal mio post sul rapporto tra meme e 11 settembre. Eppure eccomi qui, costretto dalla realtà a fare il lavoro sporco. Dico “costretto” perché nelle ultime settimane, mentre le bibliche presidenziali statunitensi arrivano al dunque, sia Hillary Clinton che Donald Trump hanno parlato di meme piuttosto seriamente. Clinton ha attaccato il suo avversario su Pepe The Frog, vecchia comparsa di 4chan trasformata nel tempo in un idolo dei razzisti bianchi; in campo repubblicano si è scoperto invece che Palmer Luckey, fondatore di Oculus, azienda di realtà virtuale di proprietà di Facebook, ha finanziato degli utenti di Reddit e la loro produzione di meme anti-Hillary e pro-Trump.
Avete letto bene, le ultime frasi contengono le parole: Donald Trump, Casa Bianca, realtà virtuale e Pepe the Frog. Benvenuti nel 2016, l’anno in cui un pezzo su un meme e le elezioni americane ha più senso di quanto dovrebbe avere.
Pepe the Frog
Cominciamo dalla fine, Pepe the Frog, la sua relazione con il suprematismo bianco e la bizzarra stoccata di Hillary. Pepe è una ranocchia grottesca creata da Matt Furie nel 2005 e pubblicata sul suo MySpace in un fumetto chiamato Boy’s Club, in cui comparivano altri personaggi (Brett, Andy and Landwolf). Lo stile di Furie è inquadrabile nella lunga tradizione degli shitcomics di internet, lavori dozzinali fatti-male-un-po’-apposta con personaggi borderline in vicende bizzarre. In una tavola di Boy’s Club, Pepe va al bagno e si toglie tutti i vestiti per fare la pipì. Un suo amico gli fa notare la cosa e lui si giustifica con la frase: “Feels good man”.
E lo fa così, con quella faccia tra l’estasi e l’imbarazzo, un quadretto ideale per essere scontornato e appiccicato a vicende personali e assurde da qualunque utente, seguendo le anguste vie della meme-ificazione: Pepe the Frog diventa così altro, un testimone collettivo di disagio e social awkwardness. Diventa anche famoso: viene risucchiato da 4chan dove muta per qualche anno per tornare in superficie, pronto al mainstream. E per “mainstream” intendo proprio mainstream, come dimostra questo tweet di Katy Perry, in cui la cantante da 93 milioni di follower si lamenta del jet lag usando lo spleen di Pepe:
Australian jet lag got me like pic.twitter.com/kriAAd6mZe
— KATY PERRY (@katyperry) November 8, 2014
O questo Pepe alle prese con il twerking scelto da Nicky Minaj su Instagram:
😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂
A photo posted by Nicki Minaj (@nickiminaj) on
La rana era un giocattolino di 4chan, luogo in cui inside joke ed esclusività hanno grande valore: ora i “normies” (le persone, ehm, normali) lo avevano scoperto, ergo rotto per sempre. È a questo punto che 4chan – detto anche “il buco di culo di internet”, definizione che il sito prende come un complimento – ha deciso di reagire uccidendo il meme con un assurdo movimento di pepe “rari”, preziosi in quanto esclusivi, presentati con didascalie tipo “Pepe molto raro, si prega di non salvarlo”.
Dopo la bufala del mercato d’arte, si è passati alla fase due, meno simpatica e più in stile /b, la sezione più caotica del sito: su 4chan e Reddit sono cominciati a circolare immagini di Pepe in situazioni orribili e offensive – Pepe nazista, Pepe schiavista, Pepe assassino, Pepe sorridente davanti a un campo di concentramento. Lo chiamano con un assurdo ossimoro, “razzismo ironico”, ed è una cosa da razzisti pensata per scandalizzare e offendere, dando al noto Pepe una luce più oscura e quindi riportandolo tra le braccia dei suoi primi amanti.
Qualcosa è andato storto però, perché queste elezioni sono state influenzate da un fattore unico, il candidato repubblicano Donald Trump, che si è fatto leader della lotta al politicamente corretto, aprendosi a proposte razziste e xenofobe. Il genere di cose che piace all’alt right, movimento politico nato online su siti come Breitbart e attorno a figure come Milo Yiannopoulos, a cui abbiamo già dato dello stronzo in un’altra occasione (ne approfitto per rifarlo: ciao Milo). L’alt right ha incrociato il razzismo “ironico” di 4chan e, sprovvista com’è di sense of humour o forse semplicemente furbetta, lo ha riconosciuto come proprio, per quello che è: contenuto razzista che può tornare utile nella propaganda.
Sono nati così i primi Pepe razzisti-ma-non-ironicamente (qualunque cosa voglia dire questa frase, non prendetevela con me), trasformati in oggetti di propaganda xenofoba e suprematista. Poi è arrivato Trump, di cui l’alt right è entusiasta da tempi non sospetti, e l’incrocio dei due flussi ha creato un mostro a due teste: Pepe Trump. Si è così passati da meme come questo…
…a questo retweet fatto da Trump stesso.
“@codyave: @drudgereport @BreitbartNews @Writeintrump “You Can’t Stump the Trump” https://t.co/0xITB7XeJV pic.twitter.com/iF6S05se2w“
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 13, 2015
Arrivando poi all’Instagram di Donald Trump Jr., figlio del candidato, in risposta all’accusa di Clinton nei confronti dell’avversario e i suoi sostenitori “deplorabili”.
A questo punto può essere utile ricordare che è tutto vero, non siamo strafatti in un trip distopico, non siamo in una plumbea realtà virtuale. Anche se la realtà virtuale incrocia in qualche modo con questa storia, come detto: giovedì scorso il mondo ha saputo che il 24enne Palmer Luckey, fondatore di Oculus, ha finanziato Nimble America, un’associazione non profit di destra che – a suo dire – “ha dimostrato che lo shitposting è potente e la magia dei meme è reale”. La missione dell’ente era produrre meme e contenuti simili per appoggiare la candidatura di Trump e attaccare “Crooked Hillary”. Una volta scoperto l’inciucio, Luckey ha fatto marcia indietro ma lo spettro di Trump è già costato all’azienda alcuni clienti.
Il riferimento di Nimble America allo shitposting è importante. Il termine definisce un determinato comportamento online composto da post ripetuti al limite dello spam, contenuti di parte e meme di qualità discutibile, pubblicati in massa su internet al fine di riempire il medium di rumore. Nimble America esercita il suo potere su un subreddit (una delle sezioni tematiche di cui è composto Reddit.com) chiamato r/The_Donald, pagina in cui Luckey scriveva spesso usando un account creato dalla non profit.
Additionally, I didn't report that he was the founder but that his name was listed as "vice president."
— Gideon Resnick (@GideonResnick) September 24, 2016
r/The_Donald è l’anima di questo mondo fatto di Pepe razzisti e shitposting: un luogo sicuro in cui supporter di Trump e troll (categorie separate da una sottile membrana di polvere di fata) possono “sfogarsi”, realizzando per esempio fotomontaggi in cui la faccia di Hillary Clinton si accompagna alla frase “Too Big To Jail”. A quanto pare, l’obiettivo dell’ente era di “portare lo shitposting” nella vita reale attraverso i cartelloni pubblicitari.
Il potere magico dei meme, quindi. E dello shitposting. Vi ricordate quanto bello era il 2008, quando si parlava di internet e comunità, quando Barack Obama raccoglieva milioni di dollari online? Sono passati otto anni, la politica è cambiata e il Potere ha una faccia diversa: ci sono magnati digitali come Peter Thiel, co-fondatore di Paypal, sicario di Gawker.com e sostenitore di Trump; c’è un giovanissimo startupparo alle prese con una nuova propaganda fatta di shitposting; e c’è Pepe The Frog, già meme innocuo, ora prodotto culturale potente, nonché icona nazista. “Internet Is Leaking”, dice un vecchio adagio del web, ed è vero: internet si propaga nella nostra realtà, la influenza e ne è influenzato. Il poker Trump-Yiannopoulos-Thiel-Luckey è un’idra formata dalle anime di alcuni angoli di internet, quel far west che va da 4chan a Reddit passando per Twitter. Negli ultimi anni l’idra ha assorbito pubblico e peso nel discorso online. Ora vogliono assaggiare il potere vero, IRL. E gli sta andando alla grande: il loro portavoce è candidato alla Casa Bianca.
Caporedattore di Prismo, collabora con "La Lettura" del Corriere della Sera e Rolling Stone. Ha una newsletter che si chiama Link Molto Belli.