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Magia cerimoniale, meme e “psicologia delle masse”: una storia occulta della vittoria di Trump. 

L’iperstizione non è un concetto complicato da capire: si tratta grosso modo di una storia che produce effetti nel futuro, una profezia che si autorealizza. È un concetto elaborato nell’ambito del CCRU, di cui abbiamo già parlato, ma per capirlo appieno dobbiamo partire dall’inizio.

Una storia si compone di un insieme di enunciati, che a sua volta sono fatti da parole, le quali infine sono scomponibili in segni – le lettere alfabetiche. Anche i segni possono avere influenza nel futuro e realizzare i nostri più reconditi desideri: basta conoscere l’arte della magia cerimoniale. Pronunciare oggi questo termine sembra ridicolo e ci evoca immagini a metà strada fra il Mago Otelma e Aleister Crowley. Ma a Baghdad nell’VIII secolo d.C. non era esattamente così. Il filosofo Al-Kindi, rinomato studioso di ottica e fisica, aveva composto un trattato teorico sulle arti magiche, nel quale affermava:

Ci sono certi discorsi pronunciati dalla bocca dell’uomo che, quando esprimo l’immaginazione, la certezza ed il desiderio, producono in atto il movimento delle cose del mondo. Questo è stato chiaramente provato da frequenti esperienze, a tal punto che quasi tutti le nazioni umane profferiscono delle parole di cui pensano che inducano un movimento in certe cose composte di elementi”.

Certo poi le “frequenti esperienze” a cui Al-Kindi allude non sono altro che frottole e leggende tramandate acriticamente e mai verificate, tanto che il buon San Tommaso nella Summa Contra Gentiles ricorda al sapiente arabo che le parole e i segni hanno il potere di muovere le cose, ma solo se vengono compresi, quindi è inutile sbraitare versi al contrario a cani e pesci per indurli a fare qualcosa, così come è inutile disegnare pentacoli per spostare montagne. Comunque.

Fermo immagine dal documentario Hyperstition (2016) di Christopher Roth.

La magia cerimoniale descritta da Al-Kindi è l’arte di produrre azioni a distanza per mezzo di parole, immagini, segni e sacrifici. Questo tipo di speculazione non comincia né finisce con Al-Kindi, ma è largamente diffusa nelle popolazioni nonmoderne, nella Grecia ellenistica e presso i romani; diventerà estremamente importate nel rinascimento italiano e tedesco, per il tramite di autori come Cornelio Agrippa e Giordano Bruno, e sarà anche alla base di tutto l’occultismo ottocentesco e novecentesco. Lo storico delle religioni Ioan Culianu, in Eros e Magia nel Rinascimento aveva ipotizzato che quello che nei secoli precedenti è stato identificato come arte magica, ermetismo, occultismo, sia diventato ai nostri giorni nient’altro che una tecnica di persuasione, una forma di propaganda:

“Oggigiorno il mago si occupa di relazioni pubbliche, di propaganda, di indagini di mercato, di inchieste sociologiche, di pubblicità, di informazione, controinformazione e disinformazione, di censura, di operazioni di spionaggio e persino di criptografia, scienza quest’ultima che nel XVI secolo era stata una branca della magia […] La sociologia, la psicologia e la psicosociologia applicate, nella misura in cui hanno sempre un aspetto operativo, al giorno d’oggi sono le dirette eredi della magia rinascimentale”.

Culianu era un personaggio ben strano, allievo dell’importante storico delle religioni Mircea Eliade, studioso di esoterismo, crittografia, viaggi extra-corporali, sostanze psicotrope ed alchimia, eccetera. Qualcuno che sarebbe potuto perfettamente figurare come personaggio nel Pendolo di Foucault, e che peraltro è morto assassinato da un colpo di pistola per ragioni probabilmente politiche.

Ora che sappiamo che la magia non è altro che una psicologia delle masse, possiamo andare un po’ più a fondo in questa ricostruzione dell’hyperstition. Evidentemente il concetto che più gli è affine è l’arcinoto meme di Richard Dawkins. Qualche precisazione su questo punto. Prima di Dawkins, prima di Internet e prima ancora della Società dello Spettacolo e della Dialettica dell’Illuminismo, il neurologo tedesco Richard Semon aveva scritto un testo sulla natura dei processi di memorizzazione. Il volume si chiamava Il mneme (1908) e trattava, fra le altre cose, degli engrammi, cioè delle iscrizioni di un fenomeno percepito in tracce permanenti nella memoria e dell’ecforia, cioè il processo di riattivazione delle tracce a seguito di uno stimolo esterno che produce la rievocazione dell’evento ricordato. Lo storico dell’arte Aby Warburg preleva le intuizioni sulla memoria individuale di Semon e le applica al campo vastissimo della memoria sociale e culturale:

Nella scelta metodologica di Warburg un ruolo fondamentale ha avuto il concetto di memoria sociale, per il quale ebbe particolare influenza lo studio del neurologo Richard Semon, Mneme (1908): ciascun evento agisce sulla materia cerebrale lasciando su di essa una traccia, l’engramma. L’analisi che Semon applica al sistema nervoso dell’individuo viene estesa da Warburg alla memoria culturale. L’engramma diventa, così, simbolo e immagine in cui si imprimono una carica energetica e un’esperienza emotiva che sopravvivono come eredità trasmessa dalla memoria e si fanno reattive attraverso il contatto con la volontà selettiva di una determinata epoca” (dal sito della rivista Engramma, sul metodo di Warburg).

Warburg è soprattutto interessato al diffondersi delle idee nello spazio e nel tempo, e cerca di capire come queste mutino nel transito da un’epoca all’altra o da una sistema culturale all’altro. Pur appartenendo principalmente alla storia dell’arte, Warburg si interessa ampiamente di etnografia, magia, divinazione, biologia evoluzionistica e propaganda politica, ed è considerato il precursore di quell’insieme eterogeneo di discipline che viene chiamato visual studies. Volendo tagliare corto, potremmo dire che Warburg si è generalmente occupato di memetics, e cioè di come una narrazione nasce, si diffonde e prolifera nell’ambito della sfera culturale.

Il mesmerismo.

Una versione razionalizzata e psicologizzata della magia cerimoniale è l’ipnotismo. Nel XVIII secolo le teorie di Mesmer e Puységur sul magnetismo animale e sull’ipnosi spostano l’idea principale della magia cerimoniale – un tipo di discorso, gesto o immagine che influenza direttamente il corso degli eventi – dal campo della fisica a quello della psicologia. Come abbiamo visto, la magia cerimoniale era stata criticata già da Tommaso d’Aquino sulla base del falso presupposto che il linguaggio umano potesse influenzare fenomeni naturali, ma fra Rinascimento e Settecento avviene una progressiva razionalizzazione delle teorie magiche che si trasformano lentamente in tecniche di persuasione.

Di questa storia si è occupato ampiamente il filosofo Peter Sloterdijk nel primo volume della sua trilogia delle sfere, ma ne possiamo leggere una versione romanzata ne L’armata dei sonnambuli dei Wu-Ming, dove vengono ricostruire le losche vicende di rapporti fra rivoluzione e controrivoluzione e genesi dell’ipnotismo. Centrale nell’idea dell’ipnotismo come forza di controllo delle masse è la nozione di influenza, ovvero il fatto che un certo tipo di discorsi, pronunciati da una persona dotata di carisma e rivolti ad individui psicologicamente deboli o subalterni, avrebbero il potere di condurre questi individui a compiere azioni contro la loro volontà (ridotta a un materiale completamente manipolabile).

Rouanez, Ceremonie du bois Caiman (2009).

Ogni tanto la storia ci regala degli eventi complessi di difficile comprensione, eventi come rivoluzioni, sommovimenti, rivolte. Attorno a questi eventi si accumulano molte supposizioni, teorie e spiegazioni che, a fronte di una difficoltà di comprensione razionale, cercano di semplificare il contenuto, riducendolo all’influenza di pochi fattori occulti. Le teorie del complotto non sono nate con l’11 Settembre, ma erano ben presenti anche nel ‘700 e nell’‘800, come forme di reintegrazione simbolica di un universo disincantato dallo scetticismo religioso e dalla speculazione scientifica. Forse però è sbagliato considerare razionalisticamente le credenze e le supposizioni intorno a eventi storici importanti o imprevisti come qualcosa di puramente paranoico o infondato. Abbiamo detto che le iperstizioni sono finzioni che si traducono in realtà, narrazioni dotate di un potere performativo, e un caso molto interessante per verificare il loro funzionamento è quello della rivoluzione haitiana.

Prima e più importante rivoluzione della storia globale, di una rilevanza politica superiore a quella Francese ed Americana, la rivoluzione di Haiti è legata a un evento originario dalla natura oscura. Si racconta infatti che nella notte del 14 agosto 1781, un gruppo di schiavi si riunisca per compiere un sacrificio animale legato alla neonata religione sincretica del voodoo. Che questo evento sia stato o meno la miccia che ha fatto esplodere il processo rivoluzionario è ancora oggi oggetto di discussione fra gli storici; certo è che nella colonia francese di Santo Domingo, oltre agli schiavi deportati dall’Africa centrale e dal Sudafrica, si trovavano anche alcuni studiosi francesi legati al Cercle des Philadelphes, che – coincidenza! – erano i massimi promulgatori dell’ipnotismo e del mesmerismo. Si potrebbe quindi ipotizzare che le religioni animiste del Congo e del Benin s’innestino nelle pratiche parascientifiche dell’ipnotismo e del magnetismo animale per produrre quello che oggi noi conosciamo sotto il nome di Voodoo Haitiano, e che – fra le altre cose – sarebbe all’origine della figura dello zombie. Lo zombie infatti sarebbe originariamente il soggetto umano reso docile ed influenzabile da un’azione magica a distanza, costretto ad obbedire agli ordini di un soggetto dominante che dispone della sua volontà.

Una scena da The Invisibles (1994-1999) di Grant Morrison.

Una delle caratteristiche centrali del voodoo è la funzione operativa di alcuni disegni, chiamati veve, che servono da “esche” per catturare il potere di un demone durante una cerimonia. Si tratta di un procedimento simile alla magia dei sigilli che si diffonde nell’Europa tardo-medievale attraverso la traduzione latina di alcuni trattati di astrologia arabi, come il Picatrix, lo stesso tipo di magia di cui Al-Kindi ha parlato in termini puramente teorici.

La versione postmoderna di tutta questa storia è la chaos magick, nel senso che anche in questo caso abbiamo a che fare con particolari segni, disegni, azioni o immagini che sono in grado di realizzare direttamente i desideri di un individuo per mezzo della loro semplice operazione. Questo tipo di magia è stata richiamata anche da alcuni fumettisti, come Alan Moore o Grant Morrison, che però aggiungono un elemento importante alla nostra narrazione: ovvero la componente di immaginazione politica.

Nella serie The invisibles, oltre a rappresentare teorie del complotto, voodoo, magia cerimoniale, rapimenti alieni e tematiche dickiane, Grant Morrison mette in atto un’operazione di guerriglia immaginaria volta al sabotaggio dell’egemonia culturale delle narrazioni mainstream (consumismo, industria culturale, eteronormatività, moralità pubblica, ecc). The Invisibles si conclude negli anni in cui compare il famoso manifesto no global di Naomi Klein, No Logo, che in un qualche modo attesta la colonizzazione dell’immaginario da parte del capitale – un immaginario i cui poteri erano stati precedentemente disseminati nelle pratiche esoteriche della magia e nelle forme parascientifiche del mesmerismo.

Grant Morrison chiama ipersigillo l’operazione compiuta nella scrittura di The Invisibles: una forma di magia cerimoniale legata non solo alle immagini, ma alla creazione di narrazioni che producono effetti concreti nella realtà. L’ipersigillo non è molto distante dall’idea di iperstizione, anche se quest’ultima possiede delle caratteristiche peculiari che meritano di essere elencate:

1. È un elemento della cultura che diventa reale;

2. È un dispositivo di viaggio nel tempo;

3. È un intensificatore di coincidenze;

4. È una chiamata ai Grandi Antichi.

Per quanto riguarda il primo punto, abbiamo già detto abbastanza: le iperstizioni derivano dalla razionalizzazione della magia cerimoniale nella psicologia della masse e nella memetica. Il secondo punto riguarda il potere apparentemente divinatorio dell’iperstizione: nella razionalità circolare della cibernetica, il futuro retroagisce sul passato e quindi, quando una narrazione si auto-realizza, quello che accade non è la manifestazione nel futuro di un desiderio presente, ma la provenienza dal futuro di elementi che vengono catturati da una storia.

Il terzo punto riguarda invece quel fenomeno di causalità occulta che Jung ha chiamato sincronicità: mentre la causalità fisica è facilmente osservabile (se lancio un oggetto contro un altro, quest’ultimo si sposta), la causalità di fenomeni come la correlazione fra un segno zodiacale e la personalità o fra un sogno e la sua realizzazione è nascosta e statisticamente improbabile. Da un punto di vista razionale l’intensificazione delle coincidenze è solo una proiezione della mente, un tentativo di rendere conto della parvenza caotica dei fenomeni mediante l’identificazione di un disegno semplice. L’ultimo punto infine, è un chiaro riferimento alla divinità antichissime e incomprensibili di Lovecraft.

Post di un utente nella sezione /pol/ di 4chan.

Il potere magico di Pepe the Frog
In un recente post tanto interessante quanto inquietante, qualcuno si è sbattuto a spiegare i rapporti fra Pepe the Frog, chaos magick, ipersigilli e l’elezione di Donald Trump. Un altro articolo, invece, dimostra come anche la vittoria di Trump sia a tutti gli effetti un’iperstizione. Proviamo a vedere come.

Punto primo: Trump ha vinto. Punto secondo: l’Alt-Right l’aveva predetto. Ma come si è realizzato il nesso fra la finzione e la realtà? E qui la storia inizia a contorcersi e ad assumere i tratti di un romanzo di Umberto Eco: stando al citato post, attraverso una serie di passaggi che solo la natura rizomatica di Internet può produrre, l’immagine di Pepe non diventa semplicemente metonimia del discorso politicamente scorretto dell’Alt-Right, ma viene collegata con il culto della divinità egizia del caos (Kek) che guardacaso è proprio una divinità batracocefala (dalla testa di rana) e che (ma dai!) viene raffigurata per mezzo di un geroglifico che assomiglia ad un uomo davanti al monitor di un computer.

Kek.

A questi nessi sincronici bisogna aggiungere che apparentemente postare contenuti che riguardavano Trump su 4chan produceva strane reazioni nell’algoritmo del portale, inducendo gli utenti a credere che ci fosse una connessione fra meme, discussioni di politica ed eventi nella realtà. Di qui l’ulteriore credenza che eventi come lo stato di salute di Hillary Clinton e la vittoria di Trump siano evidentemente il prodotto di un’intelligenza collettiva – la somma di tutti i desideri degli elettori di Trump che assume la forma simbolica di un’antica divinità egizia (si veda la chiamata ai Grandi Antichi), che si manifesta nella direzione di eventi apparentemente inspiegabili (intensificazione delle coincidenze).

'La verità è là fuori', tagline della serie X-Files (1993-2002)

Morale della favola: vi ricordate quando il vecchio Umberto Eco faceva… be’ sì, il vecchio, dicendo che l’Internet era pieno di imbecilli? Ecco, forse bisognerebbe intendersi un po’ meglio sul significato di “imbecille”. Perché infatti questa figura mitologica è situata al crocevia fra l’analfabeta funzionale, il fascista e “quello che crede nelle scie chimiche”. Un tratto comune di ciò che Furio Jesi ha chiamato cultura di destra ed Eco ur-fascismo è la credenza nelle cause occulte dietro l’apparente confusione dei fenomeni reali. Teorie del complotto, governi ombra, simbologie egizie, pentacoli, alieni, signoraggio delle banche e altre storie simili non sono altro che narrazioni semplici per un mondo complesso. Ci troviamo in una situazione post-fattuale, e anche volendo seguire il principio interpretativo del fact-checking, continueremo sempre a nutrire dei dubbi (peraltro giustificati dalla presenza delle bolle informatiche che riducono la nostra prospettiva sulle informazioni disponibili).

La vittoria di Trump è un evento reale; l’iperstizione che lega assieme rane, divinità egizie, comportamenti anormali degli algoritmi e intelligenze collettive, è frutto del caso e di molta immaginazione. Quello che colpisce di questa vicenda non è tanto la stupidità e l’ingenuità degli elettori che credono nella magia dei meme, quanto il fatto che si sia prodotto un immaginario collettivo stratificato ma spendibile, al punto che lo stesso Trump e Hillary hanno dovuto fare riferimento al fenomeno di 4chan e di Pepe the Frog. L’iperstizione riguarda l’arte dello storytelling, che diventa più efficace quanto più Internet si espande. “Se le storie che vediamo circolare non ci piacciono, bisogna inventare una nuova storia”, come dice dice Adam Curtis, in Hypernormalisation.

Ruota mnemotecnica tratta dalle Opere magiche di Giordano Bruno.

Se l’iperstizione non è altro che la sopravvivenza delle tecniche medievali della magia cerimoniale e dell’occultismo settecentesco e novecentesco, è necessario ricordare con Marcel Mauss che la magia non è mai stata mainstream. Non è mai esistita una società interamente fondata sulla magia, perché questa è sempre stata un’arte minore, non organizzata in culti, praticata da pochi individui o in modo nascosto. È anche sempre stata un passo indietro rispetto all’evoluzione dei media: era crittografia e stenografia nell’epoca della stampa, magnetismo animale nell’epoca dell’energia elettrica, fumetto e graphic novel nell’epoca dei blockbuster (The Invisibles è una delle fonti dichiarate di The Matrix).

Possiamo quindi affermare che la vittoria di Trump rappresenti la perversione dell’iperstizione, il momento in cui la libera creatività dell’immaginazione è catturata dalle peggiori passioni della paura e dell’odio, e in cui la magia si trasforma in culto organizzato. La rivoluzione di Haiti ci insegna che è possibile inventare il futuro per mezzo della concatenazione di immaginazione collettiva, storytelling e abilità politica.

Tommaso Guariento
Tommaso Guariento è nato a Padova (1985). Ha conseguito un dottorato in Studi Culturali all’Università di Palermo. Vive fra Padova e Parigi. Ha collaborato con Effimera e Il Lavoro culturale. Si interessa di immagini, antropologia e filosofia politica.

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